Pagina:Poemi (Byron).djvu/175


il giaurro 171

» Ora tremar!... Perchè!    *     *     *     
*     *     *     *     *     
*     *     *     *     *     *     

» Padre, I’ l’amai!
» Sì, l’adorai! ma quello dirti è poco,
» Ch’ogni labbro potrìa; più che col labbro,
» I’lo provai con questo braccio. Sangue
1075» Sta su quel brando, nè l’orrenda macchia
» Mai dal suo ferro partirà. Versosse
» Per lei, che morte ebbe per me; le vene
» Accese ei già d’un abborrito core...
» Non ti turbar, no, non prostrarti, ch’opra
1080» Questa non è che rammentar tu deggia
» Fra le mie colpe; allor ch’a te fia noto
» Ch’era colui di nostra fè nemico,
» Che su l’empia sua bocca moribonda,
» D’assenzio amaro più, del Nazareno
1085» Il nome sorse, all’opra mia perdono
» Concederai tu allor. Ei cadde, e, stolto!
» Ingrato! non pensò che per acciaro
» Cui man tratti di prode, e per ferita
» Di Galileo vassi a le eterne sale
1090» Del suo Profeta, e impazïenti, e vaghe
» Del giugner suo su le felici porte
» Vegliavano le Urì...Sì, ch’io l’amai!