Pagina:Poemi (Byron).djvu/149


il giaurro 145

Che Lejla s’involò, mentre all’occaso
465L’ultimo Sol del Ramazan volgea,
E all’immenso Orïente annunziatrici
Del festoso Bajram, dai Minareti
Alto splendeano mille faci, e mille.
Scender disse a lavacro, e invan furente
470Cercolla Hassan, perchè di giovinetto
Giorgian sotto le spoglie, allor da l’ira
Scampò del suo Signor, e da la possa
Di Moslem lunge, del Giaurro in braccio
La rea s’abbandonò. Lieve ben n’ebbe
475Sospetto Hassan, ma sì gentil, sì dolce
Era colei ch’e’ troppo, ahimè! fidosse
Ne la schiava infedel, cui serbò tomba
Degna del suo tradir. A la Meschìta
In quell’ora fatal ei venne a prece,
480E tornò quindi a festeggiar securo
Nel suo Kïosco. I mal veglianti Nubj
Così ti narran come Lejla sparve;
Ma fama è pur che in quella notte, al raggio
Tremolante di Fingari,13 sul negro
485Suo corridore insanguinar lo sprone
Il Giaurro fu visto, e fuggir solo
Lunghesso il mar, nè scorse alcun, che paggio
Seco, o fanciulla in su l’arcion traesse.