Pagina:Poemi (Byron).djvu/140

136 il giaurro

255Il destrïer; la mano allor giù cadde,
E afferrò il brando; al duro suon si ruppe
L’insonne visïon, siccome desto
Fora il dormente a lo strillar del gufo.
Punge lo spron del corridore il fianco.....
260Oh fuggi, fuggi! Egli sua vita or salva!
Pronto e pari a Gerrid6 per l’aere spinto,
Il sorpreso cavallo, all’aspro tocco,
Dà un balzo, e parte. Già alle spalle è il monte,
Già al calpestìo più non risponde il lido,
265Più non si vede la superba faccia,
Non il cimiero del cristian. Sul freno
Ei l’animoso barbero rattenne,
Ma un sol momento, un solo ei s’arrestò!
E ratto quinci e, come se il premesse
270Morte a tergo, sparì, ch’anni di gelo,
Anni d’acerba rimembranza allora
Piombâr su l’atterrita anima forse,
E vide forse in quel balen di tempo
Una vita di pene, e di delitti
275Un secol tutto. Duol di lunga etade
Quell’istante fatal versa in un seno,
Che speme, odio, amor sente; oh, qual potèo
Moto colui provar? Colui ch’oppresso
Da quanto fremer può dentr’uman petto