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     Veggio la fuga del mio viver presta,
Anzi di tutti; è nel fuggir del sole
69La ruina del mondo manifesta,
     Or vi riconfortate in vostre fole,
Giovani, e misurate il tempo largo;
72Che piaga antiveduta assai men dole.
     Forse che ’ndarno mie parole spargo;
Ma io v’annunzio che voi sete offesi
75Di un grave, e mortifero letargo,
     Che volan l’ore, i giorni, e gli anni, e i mesi
E inseme con brevissimo intervallo
78Tutti avemo a cercar altri paesi.
     Non fate contra ’l vero al core un callo,
Come sete usi; anzi volgete gli occhi
81Mentr’emendar potete il vostro fallo.
     Non aspettate che la Morte scocchi,
Come fa la più parte: che per certo
84Infinita è la schiera degli sciocchi,
     Poi ch’i’ ebbi veduto, e veggio aperto
Il volar, e ’l fuggir del gran pianeta,
87Ond’i’ ho danni, e ’nganni assai sofferto;
     Vidi una gente andarsen queta queta
Senza temer di tempo, o di sua rabbia.
90Che gli avea in guardia istorico, o poeta,
     Di lor par più che d’altri invidia s’abbia;
Che per se stessi son levati a volo
93Uscendo for della comune gabbia.