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     Ma ahimè che sorta Boreal bufera
La mal difesa face a un tratto ismorza!
Vede egli allor il rischio suo, ma spera
De’ nervi suoi nella provata forza.
Urta or di fronte nell’onda severa,
Or va a seconda, or di dirige ad orza,
Ma dal lungo lottar oppresso e stanco
Sente che alfine il suo vigor vien manco.

     Tu qui mi accenni, o Lodovico, intanto
Di tosto imporre al mio cantare il fine,
Poichè d’Antonio tuo fu vigil vanto
Far sì che alla pietà tuo core incline.
Ah ben sarìan soggetto a degno canto
Le doti de’ Pinelli peregrine
Se si mostrasse men tarda e restìa
Ove l’uopo è maggior la Musa mia,

     Dunque non più dirò giacchè mel vieti
Del nuotator il miserevol fato;
Non di sua vaga i palpiti secreti,
Nè quindi il duol furente e disperato
Allor che intende che nel seno a Teti
Freddo giace l’amante riamato:
Non il tremendo ed animoso salto
Che vaga di morir spiccò dall’alto.