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     Alta è la torre, e il verde mar fiancheggia
U’ sta chiusa la vergine trilustre,
Che in grazia in vezzi in venustà pareggia
De’ tempi suoi ogni beltà più illustre:
Ricca d’alme virtudi ella grandeggia,
A fregiarsene il cor cotanto è industre,
Che la fama se ’n sparge in ogni loco
E desta in più d’un cor d’amore il foco.

     Videla un giorno un garzoncel che appena
Il quarto lustro allor toccato avea,
Che tosto in petto un’amorosa pena
Nascer sentissi per l’amabil Dea;
Dolce il peso però di sua catena
Gli sembra e belle immagini si crea,
Per cui lusinga la novella fiamma
E nel cocente ardor vieppiù s’infiamma.

     Leandro ha nome, e di nuotar nell’arte
Vince d’Abido i giovani più destri,
Poichè signor di mille antenne e sarte
Convien che nella nautica s’addestri;
Nè v’è chi più di lui su dotte carte
E in cento prove ardito s’ammaestri,
Così che il suo valor noto è pur lunge,
E fino d’Ero al cor penetra e ’l punge.