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Nel mondo intero lineò, dipinse.
Tutto spira armonìa nella Natura;
E ’l disordin che offende il mortal lume
In sì grand’opra, è un necessario effetto
Del debil occhio, che sol mira in parte
L’alto lavor di lei, che si confonde
Nella grandezza sua. L’apprezza e sente
Il genio immaginoso, e ad un sol tratto
Travveduto da lui divinar gode
L’indefinibil perfezion del tutto....,
Queste, Alessandro, eran le idee ch’io vidi
Nel celabro agitarsi allor che volsi
Alla tua Forci il piè, maravigliando
Ne’ vasti piani e degradati colli
(Dove fecondità trionfa e ride)
La bella negligenza maestosa
Della Natura; e mentre attento io suggo
Nel circostante suol, col guardo alato
Scargo un popol d’ulivi, e bionde messi,
E di gravidi fior piante imboschite,
Vaghe villette, e laghi, e fiumi, e mare
A tua nobil magione offrir giocondo
Fantastico prospetto, in cui si perde
Dolcemente confusa e combattuta
La genial curiosità che langue,
Si stanca, e duol, se di regal giardino
Le spese artificiose, e i ricercati