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E tempj ed atrj ombrosi alzano al cielo
E frondi ubbidienti al vario freno
D’archetipi pensier. Seduce e piace
Nelle sue fantasìe, ne’ giusti moti
L’arte meditabonda: e quando move
L’affaticato fianco, e il piè calloso
Il contadin dalla capanna antica,
Cede di sue lusinghe alla vivace
Illusion, che nel soggiorno altero
Di possente Signor diffuse il lusso;
E schiuso il labbro, che parlar non osa,
Le attonite pupille, e il grave corpo
Immobil tiene e guarda. I cuor più scabri
Alessandro gentil, l’arte seduce:
L’ammira il volgo, nè con riso amaro
L’austero saggio la disprezza e fugge.
Ma Natura è più bella. Anime prodi,
Entro cui ferve l’invincibil fiamma
Del vero genio, io ragion chieggo ardito
Agli arcani tumulti, alle feconde
Immagini, che in voi, qual agil lampo,
Desta rapidamente il vago aspetto
Di sua immensa beltade, ove traluce
L’augusta maestà di un poter sommo,
Che nel vuoto infinito dello spazio
L’onda, il fuoco, la terra, e il mobil etra
Creò, compose, e un portentoso quadro