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     Pensa qual fossi allor, qual mi comparve
Lo sposo, e qual divenni all’improvviso,
Giuoco il credei di tenebrose larve,
E stetti e tacqui e fei di fiamma il viso;
Ma torva intanto la nudrice apparve
E Ippolito accusò, col cor diviso
Difenderlo non seppi, o nol voll’io,
Ei vindice chiamò dell’onde il Dio.

     Com’io caddi tu il sai, sai di qual morte,
Onde pianse Trezene il giorno istesso,
Ma tu cui diede il ciel schiuder le porte
Della memoria sovra il bel Permesso,
Tu d’Ippolito mio dimmi la sorte,
Se d’udirla gli Dei m’han pur concesso,
Chè nella notte ove finor mi vidi
Nuova non giunge da’ beati lidi.

     Donna cadesti appena, ed ei dal padre
Abominato ed esule sen gìa:
Sul cocchio assiso con amiche squadre
Prese il sentier dell’Epidauria via;
Squallide eran le sue forme leggiadre,
Parlar non già ma sospirar s’udìa,
Cedenti dalle man le briglie al morso
De’ cavalli ondeggiavano sul dorso.