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     Piangente mi trovò, nè già quel pianto
Versava all’ombra dell’estinto sposo;
Ei mi consola, e la sua voce intanto
Suonò sì dolce nel mio cor doglioso,
Che per un lembo l’afferrai del manto,
E coprendomi il volto lacrimoso,
No che morto non è Teseo gridai,
Sempre Ippolito in te, sempre il trovai!

     Io lo vedo, io gli parlo e il cor.... ma oh Dio
Lassa! che ti disvelo un folle ardore....
Ben t’intendo, diss’ei, pel padre mio
Viva è la fiamma che t’accese il core....
Viva sì l’interruppi, e tal ci unìo
Che l’amo ancor nel sempiterno orrore,
Giovin.... leggiadro.... come son gli Dei....
O come ora presente a me tu sei.

     Tal era allor quando all’ardita impresa
Degli Eroi sulla prora a Creta giunse,
Perchè compagno alla fatal contesa
Troppo giovine ancor te non aggiunse?
Fedra sola con te farìa discesa
Ove il fil d’Arianna il ricongiunse,
Si farìa d’Arianna allor la suora
O con te ritrovata o persa ancora.