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     Selva che al trar de’ miei sospiri ardenti
Veduto hai spesso in te muover le piante,
Come al soffiar de’ più rabbiosi venti
Che Tramontana mai spiri, o Levante:
Valle sol testimon de’ miei lamenti,
Ov’io seguendo le vestigia sante
Di quella, che i dolci occhi al cor m’ha fissi
Con refrigerio in mezzo al foco vissi.

     Piano gentil, che ancor riserbi impresse
L’orme, che in te stampai sempre mirando
Il fido albergo, il quale il cielo elesse
Per quella, per cui or vo’ sospirando;
Torre donde parea vedermi spesse
Venir saette all’alma folgorando,
Se mai del mio martir vi calse, o cale,
Deh restate a veder qual è il mio male.

     E tu fiume gentil, nelle cui sponde
Tante volte d’amor piansi, e cantai,
Narra col mormorar delle chiar’onde
Il duro mio partire, ovunque andrai:
E se pria Morte queste membra asconde
Che tornar possa a rivederti mai,
Serba vivo il mio nome in questa terra
Ove pace trovai d’ogni mia guerra,