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     Mal t’avvisasti di cercar, gli disse,
Asilo o sconsigliato in queste mura,
Di Tieste e d’Atreo note le risse,
Noto è lo sdegno e la comun sventura:
Partiti, e gli occhi torbidi gli fisse
In sulla faccia adultera ed impura;
Partì, ma fu pel Re cenno di morte,
E corse in grembo della sua consorte.

     L’attendea palpitando; agli atti, al viso
Conobbe il tristo lacrimevol fato,
Già sparito da’ labbri era il sorriso,
Era pallido e mesto il volto amato;
Per man la prese e sospirò, diviso
Da te già son donna le disse, irato
Minaccia il Re, partir m’impone, ed ahi!
Soffrissi io sol, che tu soffristi assai.

     Qual chi da sonno destasi, smarrita
Restò la donna, e disse sospirando,
Mezzo non v’è fuor che la tua partita?.....
Mezzo non evvi, o se pur v’è nefando,
L’adultero rispose; a me l’addita
Qual sia, gridò la donna palpitando....
Ma oh ciel! qual lampo?... ah ben v’è tempo ancora
Atride è mio tiranno, Atride mora.