Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
169
Già il chiaro tintinnio le aurette siede,
E già l’ancella fortunata avanza
Tra soglia e soglia con veloce piede
20Nel sacro orror de la rimota stanza.
E subito Madama a lei richiede
Lo specchio consiglier giusta l’usanza,
Per vedere se il giglio o pur la rosa
Tinga la guancia sua fresca e vezzosa.
25Sovente pallidetta avvien che sia,
Come bianco ligustro in sul mattino,
Qualor ne la sognante fantasia
Le comparve infedele il suo Lesbino.
Sovente il Rokembol cagion ne fia,
30Che a lei jer sera emunse il borsellino;
Poichè nel luogo disugual contrasto
Ebbe nemica la spadiglia e il basto.
Jole si appoggia a i morbidi origlieri,
E Brunetta la stanza intanto alluma,
35Finchè quel labbro intemerato anneri
Del cioccolatte la nettarea spuma.
Già su le penne a i zeffiri leggeri
L’odorifero impasto olezza e fuma;
E la beata chicchera già tocca
40L’estremità de la virginea bocca.