Ed io: l’uom sempre è uomo, e indarno ir vuole 260Più felice de gli Avi. A che mi vanti
Quel che le nazion varie e remote
Vincolo unì? Piomba di tutte in capo
Il mal sol d’una, e per quel nodo inoltra,
Come fulmine va sul fil che il mena. 265Ed egli ancor: nè spero io pace; il Gallo
Felice or già troppo sovrasta, e troppo
Fermo ne’ fati avversi è l’Anglo. Ed io:
Non temer no ch’ei non risorga; come
D’in su l’Etna vicin, padre fecondo, 270Cresce del potator sotto alla scure
Gran selva, tale questa nobil gente
Vivace torna quando appar più trista,
E vigor trae sin dalle piaghe. Verga
Ferrea, cui torcer vuoi, più la costringi, 275Più sua forza natia desti, e più ardita,
Sol che cedi un momento, ancor s’innalza.
E già Vittoria sulle stanche poppe
Volare, e alfin vegg’io la Dea superba
Militar co i Britanni: allor di cielo 280Scenderà l’alma Pace, allor fia pago
L’American, già nuovi patti unendo,
E qual gli detta in sen del nido avito
E de l’Anglico nome amor risorto,
Cui l’ira solo a sopir giunse, o Febo, 285M’inganna, o ancora un popol sol di due