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E più là sotto il polo il genio Russo
La Finlandica Dori al Caspio unire.
Ma dall’opre, signor, di nostre mani
Il guardo volgi a quelle dell’ingegno,
E l’arti belle, utile parte anch’esse
Dell’Itale commercio, al suol giacere
Bisognose vedrai di Mecenate,
Molti verseggiator, pochi poeti,
Pennellisti bensì, non dipintori
Offre il secol presente; il capriccioso
Borromini or Vitruvio a scranna siede;
Marinesca è la musica, e trionfa
Sin nel tempio di Dio lussuria d’arte.
Guarda, signore, e poi tacito pensa
Quel che al buon cittadin farsi convenga,
Perchè erudito occhio Britanno ammiri
L’arti nostre sospeso, e di Ghinea
Di cambiarle con l’oro arda pur anco:
Nè debba il pellegrin fulle pareti
Rose dal tempo, e più guaste da noi
Orma invano cercar d’antico ingegno,
E si specchino ancor nelle nostr’acque
Pinte dei magni ostelli in sulla fronte
Di moderni Giorgioni opere industri.
Ma qui un nuovo Zenon di Giuvenale
Con ampia bocca udir già parmi; oh questo
È aprire, o figlio, le dannose vie