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Quasi lor guida e di lor degno innanzi
Tragga il nipote, a cui pallida il manto
Mammola tinga, e l’ingegnoso il segua
Husse gentil, l’infaticabil mio
Lombardi, il culto almo Scarfelli, il dotto
Elegante Benaglio, il Bonamico
Tullian, l’onesto lucreziano Stay,
E’l mio diletto Boscovich, che largo
Di saper versi, e d’eloquenza fiume,
Tal che mi sembri udirlo, e udire a un tempo
Livio, e Virgilio, ed Archimede, e Plato.
Dietro di lor sfumata tinta ombreggi
Con teso orecchio Pagliarin, che tutto
Curvo s’affretti di chi scrive in atto,
E raccolga i lor detti, i quai con forme
De’ Giunti degne e de’ Manuzi al torchio
Consegni poi per le venture etadi.
Or quando del contorno ultimo, e delle
Finite parti adorna l’opra avrai,
Sì che invidia non trovi ove l’emende
Al pubblico l’esponi, onde ne pasca
La curiosa Roma i cupidi occhi,
E la vedrai tra ’l popolare applauso
Quasi in trionfo al campidoglio trarsi,
Ov’oggi con l’antiche opre immortali
Di pennel e scalpel la fama eterna
Del Palatino insieme e del Tarpeo
Il supremo Pastor emula, e vince.