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     Cagion sì giusta mai Troia non ebbe
Per Palla, o per Giunon da querelarsi,
Come piagner la morte Mantoa debbe
Di colui da cui sempre udia esaltarsi,
Pel cui magno valor tanto ella crebbe
Quanto si vede a volo Aquila alzarsi,
Che se campato fosse arebbe lei
Decorata di mille almi trofei.

     Di lagrime parlando il verde nume
Mesto rigava l’una, e l’altra gota,
Quand’io più non tenendo asciutto il lume
Dissi, che fu di fama mai sì nota.
Ed ei non guari a me lontan dal fiume
Mostrò una grossa lancia, e disse nota,
Chi fosse ’l Cavalier dall’asta dura,
Com’il leon dall’unghie si misura.

     Quella duo palmi rotta appresso il ferro,
Giaceva a piede d’una quercia annosa,
Piagner pareva sott’un vecchio cerro
Di persona un destrier vaga, e formosa
Mentre alquanto più sopra coll’occhio erro
Vidi ogni ramo fin dalla frondosa
Cima dell’alta quercia, d’arme adorno,
Raggi mandar per la campagna intorno.