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Per invisibil man pronte ad un cenno,
Talchè sedere a l’incantate cene
O con Armida, o con Merlin ti sembri.
Se quinci in alto sali, ambe vedrai
Armate l’occhio di cristalli e tubi
Ottica e Astronomia: questa degli astri
Discopre ogni sentier, conta ogni macchia;
Quella avvicina i più lontani obbietti,
Sì, che lui nol sapendo, entro di Roma
Il Tiburtino, e il Tusculan vien tratto;
E de’ tacenti Cenobiti il core
L’arcane penitenze ed i digiuni
Al Camaldoli suo confida indarno,
Quelle tre vedi? A le congiunte destre,
A l’abito, al decoro, al gentil atto
Tre grazie le diresti; ma la festa,
Lo scalpello, il pennel, che le distingue,
Ti fa certo di lor. Gode ciascuna
Contemplar suoi lavori, e spesso gode
Udir di quelli or lodator straniero,
Or buon critico accorto, e più sovente
Porge di Silvio ai fin giudicj orecchio.
Quand’egli meco il passo intorno e il guarde
Discernitor fu l’opra sua sospende.
Esse pronte a’ suoi detti ingegno e mani
Hanno a l’ornato, hanno a l’emenda intente,
Eccole andar verso l’amica stanza