Veggio veggio i sentier, l’ombre, i boschetti
Le stanze, e gli atrii de l’ornato albergo
Già popolarsi di presenti Numi
Al vulgo ignoti, al vate sol palesi.
Verdi frondi, acque pure, aer sereno
Voi v’abbellite per valor del canto,
Come per l’alba, che dal mar v’indora.
O quanta gente, o quale! Ecco in un coro
L’arti belle appressar. Ecco non lunge
L’altro venir de le scienze gravi,
Che s’accolgon qui tutte: io le conosco
Ai certi segni, ai non ignoti volti.
Quel che le guida altero Nume, a cui
Fan festa intorno, e da cui cenni ognuna
Pende qual da maestro, egli è pur questi,
Se mal non lo ravviso a l’andar cheto,
Al mansueto riso, ai modi umani,
A la bellezza naturale, al guardo
Penetrator, a la mediocre, e in tutto
Perfetta forma, onde ogni, membro a giusta
Proporzion risponde, e spira ogni atto
Grazia, vigor, mirabile armonia,
Questi è il buon Gusto. Egli per man mi prende,
O me beato, è già ver me soavi
Da la bocca rosata escon parole
Che oltre l’ufo mortal levanmi seco.
Qui vedi, ei dice, e nel suo dir sorride,