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     Poi ch’attonito star mi vide il Dio
Quasi sospeso a l’aspettar ch’ei dica
Incominciò, se non fosti restio
In amar gesti eccelsi, e ti fu amica
La vita di colui, che dipartio
Quind’a far del suo sol’altr’aria aprica,
Meco qui appresso a lagrimar t’invito
Un spirto, ch’immortal è al ciel salito.

     Sciolto se, del suo velo in terra un spirto
Più cortese, più splendido, e gentile,
Di quanti mai ebber di lauro, o mirto
Onor quando fioriva in Roma Aprile
In pace mite, ed in guerr’aspro ed irto
Più saggio ch’oggi sia da Batro a Tile,
Nè verun cavalier credo, che viva,
Più degno, che di se si canti, e scriva.

     Nodrendosi in augusti e real tetti
Costui, gli fur da me, quell’arti instrutte,
Con quai venendo agli anni più proventi
Non ebbe in studi par in giostre, în lutte
De’ prudenti movean gli alti intelletti
Le sue parole di saper construtte,
Quanto fosse dotato egli d’ardire
Testimonio n’è suto il bel morire.