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I fortunati accessi, e i buon momenti
Col buon successo a trasvolar sì presti
Sagace conoscea. Ne’ suoi pensieri
Sedea l’augusta Patria, e il dover sacro
Del carattere eccelso; e, quanto soffre
Un ingegnoso vestigare onesto;
Ne’ chiusi arcani penetrar sapea,
Che taciturna, e inesorabil guarda
La pensierosa gelosia de’ regni.
     Là poi ti volgi, ove il Leon partendo
Con l’Aquila i suoi dritti, attento veglia
De’ suoi confin sulle ragion gelose.
Vedil colà tentar d’egregio zelo,
E di rara saggezza estreme prove,
E non tentarle in van. Quel chiaro Genio
Veder gli è dato, onor del secol nostro,
Onor di Giano, a cui l’ugual non sorge,
Quel Genio caro all’immortal dell’Istro
Magnanima Eroina, a cui la terra,
Come alla viva, e non più vista immago
D’ogni regal virtù, drizzar dovrebbe
Solenni are felici, e qual divina
Cosa scesa fra noi, chiamar co’ voti.
Qual per lui glorioso, e quale insieme
Difficil paragon! Tutto nel saggio
Celebrato Cristiani a fronte avea
Quel provvido saper, che dritto scerne,