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Dai fondi algosi uscite, e intorno sparse
Lo fecondavan di Nereo le figlie,
Grondanti il verde crin di salse stille;
E lievi il precedevano i tritoni
Segnando il calle, e con la torta conca
Di trionfal concento empiendo l’aure.
     So, quanta a lui, che a celebrar t’accingi,
Luce dal degno genitor verrebbe,
Da’ magnanimi zii, dal gran germano,
Alla Cornara unito eccelsa donna,
Gemma delle matrone, ad amar nati
Tutti la Patria, e più splendenti insieme
Per opre illustri, che per auree stole,
Dalla concorde autorità de’ padri
Ad un sangue d’eroi date in retaggio.
Il veggo, il so; ma il nobil tuo soggetto,
Vo’, che de’ pregi suoi solo si vesta,
Di se contento assai: come profonda
Indica vena d’or, che per le cupe
Cieche latebre del materno monte
Il fulvo tronco, e i biondeggianti rami
Immensa propagò, se mai l’ingorda
Voglia d’aver per lo squarciato giogo
Vittoriosa a ritrovar la giunge,
Assai del suo tesor ricca si scopre.
     Su dunque sveglia l’animoso ingegno,
E l’inclito Lorenzo ai secol tardi,