Che un nome eccelso per l’eccelse vie
Del Toscano cantar ergo a gli Dei.
Arduo segno a’ miei carmi, alle sonanti
Saette d’or della Febea faretra
È l’egregio Lorenzo, il prode, a cui
Il nome diè la Morosina stirpe,
Pianta superba, che di lunghe etati
Nell’antica caligine nasconde,
Ferace ognor di generosi germi,
L’auguste frondi, e l’immortal radice.
A nome tal sulla pendice Ascrea,
Come improvviso, occulto Dio vi scota,
Tutti piegate le odorose cime,
Eterno onor d’eroi, vergini allori.
Voi pur tal nome ripetete, o Spechi
Sacri al dotto silenzio; e fatel, voi
Fonti di Pindo a i duo gran Vati amiche,
Tanto altero sonar, quanto ancor s’ode
Il saggio Ulisse, ed il pietoso Enea.
Mirate: ecco di là, donde alla luce,
Lieta madre del giorno, e dei colori,
Schiude l’astro maggiore il roseo varco
Ecco si move, ecco a me ratto vola
Da bianchissimi augei per l’aria tratto
Di nitido cristallo ardente carro,
Che folgoreggia, e il conosciuto aspetto