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Ciglia dipinte del color de l’ira
I costernati eserciti misura.
E benchè sovra l’egida pendesse
L’angui-crinita Gorgone, e la fronte
Velasse de la Diva elmo sublime,
Pur lungi dal suo volto era lo sdegno.
La destra man l’asta stringea: la manca
Serbava il ramo de la pianta amica,
Che per lei sorse dal percosso suolo,
E colmò di pacifiche speranze
L’origin prima de’ nascenti muri.
Ella ristette, e per la rosea guancia
Divinamente lampeggiò d’un riso,
E sul placido labbro a lei suonaro
Tai detti allor, che nel fedel pensiero
Ricordanza tenace imprime, e serba:
     O di celeste onor mortal degnato,
Onde a te venga, e qual mi sia comprendi.
Quella son io, per cui dovea più tardo
Scendere al suon de la sentenza iniqua
Il lusingato Giudice Troiano.
Fra gl’immortali Dei lieta, e superba
De la suprema origine paterna,
Son figlia a lui, che dal sereno Olimpo
Modera il fren de le soggette cose
Col sopraciglio, e le radici scuote
De l’ima terra col trisulco strale.