Sorge un colle nomato ivi Bengodi
Dove di latte una fontana spiccia;
Ombra vi fan le viti in vari modi
Altre erranti, altre avvinte di salsiccia,
Che mettono un salame a tutti i nodi,
Ed in luogo di foglie han trippa riccia,
A concimar la vigna, e il colle tutto:
Quivi il lardo s’adopera, e lo strutto.
Le quercie che del sol frangono il raggio,
Hanno per ghiande ritondetti gnochi,
I quali giù tornando nel formaggio
(Ch’altra sabbia non trovasi in que’ lochi)
Invitano ciascun a farne il saggio,
Nè v’ha mestier di Guatteri, e di Cuochi,
Perchè d’un ventolino al caldo fiato
Tutto corto ivi nasce, e stagionato.
Vinto all’odor di tali cose, e tante
De la nave ciascun tosto si slancia,
E a’ dolci cibi, che si vede innante
Troppo piccola aver duolsi la pancia.
Ciascuno brameria d’esser gigante
In questa guerra, o Paladin di Francia;
Ciascun quanto più può distende il ventre,
Acciò più torta, o più polenta v’entre.