Ma i pensier vostri altrove non volgete,
E della nave mia seguiamo il corso;
De la nave, che come inteso avete
Lungo spazio di mare avea trascorso;
Nè però ancor le fortunate, e liete
Piagge, e de’ monti butirosi il dorso
Scoprir poteva, e s’aggirava intanto,
Non vi saprei ben dir dove, nè quanto.
Quand’ecco Gradellin che alla velletta
Stava inteso a spiar ogni confine
Vide da lungi biancheggiar la vetta
D’alcune clementissime colline
Così coperte di ricotta schietta
Come le nostre di nevose brine,
E Cucagna, gridò, se non traveggo
Cucagna, amici miei, Cucagna io veggo.
Cucagna, s’udì tosto a ripigliare,
Da la festosa ciurma, e da’ soldati,
Cucagna, rispondean gli scogli, e il mare;
Cucagna il cielo, e i venti imbalsamati
Di mille odor soavi, e senza pare
Che spirando venian di tutti i lati,
Non d’incenso, di mirra, ovver di costo,
Ma di salami, e di bragiuole arrosto.