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     Iri seco ha la sua fedele amica,
Con cui si sfoga, e seco parla, e dice:
Dunque preposta è Venere impudica
140A me, che son del cielo imperatrice?
Dunque la stella a me crudel nemica
Mi vuol far sempre vivere infelice?
Dunque per sempre Amor preso ha partito
Di far, ch’altra si goda il mio marito?

     145Non per una cagion, per mille deggio
Vendicarmi di lui, che sì mi offende:
La terra, e il ciel soggetti essergli veggio,
Ubbidienza ogni mortal li rende:
Il nostro culto va di male in peggio;
150La fiamma al nostro altar più non risplende;
Che più voglio aspettar ch’un dì s’opponga,
E me di questo mio seggio deponga?

     Poichè ebbe dato loco al gran lamento,
Con lunga, ed acerbissima querela,
155Per isfogar il suo fiero tormento,
In fosca nebbia il chiaro aspetto cela:
Sempre ad alta vendetta ha il core intento,
Nè pur ad Iri il suo pensier rivela:
In terra scende sconsolata e mesta,
160Ed Iri in ciel Locotenente resta.