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Mira, Padre, e Signor, mira qual duro
125Strazio ne fa, che ’l morir stesso è poco.
Miseri schiavi che farem? Se incerto
Raggio di speme, che pur splende a tutti,
Più non ci spunta, e non troviam conforto,
Che nella vana libertà del pianto.
130Forse, Signor, ne’ tuoi decreti è scritto
(Che ogni misura oltrepassar gli errori)
Di stritolarci, ed a più fide genti
Volger tue cure? E vorrai tu per figli
Più felici adottar genti nimiche?
135O speranze fallite! O mal intesi
Vaticinj, che a noi soli sua bella
Eredità ci prometteste! Oh quanto
L’onta nostra, e il dolor nostro accrescete?
Ah! non sarà, che tua pietade immensa,
140Se ’l pentimento, che sincero acqueta
Sempre il giusto tuo sdegno, oggi rimiri,
Se quelli un tempo a te sì cari, e nostri
Progenitor Abramo e Isac rammenti
Se de’ teneri figli odì i lugubri
145Vagiti, cui di lagrime sol pasce
Non più di latte la sfinita madre,
Se guardi che a te sol lor pargolette
Mani tendon, che ancor schiuder suoi fonti
Inessicabil nieghi, onde copioso
150Sospirato soccorso alfin ci piova.