Pagina:Poemetti italiani, vol. X.djvu/205


201

205D'orrida Gelosia quando l'azzurro
Occhio rivolse a lor Giuno superba
Dal vasto Olimpo, e la pietade in lei
Straniero moto ebbe possanza, e a quelle
Opportuna mostrossi: al maestoso
210Divino aspetto, al portamento altero
Ben riconobber le piangenti Ninfe
Ch'era celeste abitatrice: ah Dea
Gridaro allor, il più crudele affanno
In noi dilegua! ogni Pastor ne fugge,
215D'una straniera alimentando il fuoco;
Deh per pietà, Diva possente, altrove
Rivolga i passi la Rivale audace;
Odi i voti dolenti, e avrai sull'Are
Grati profumi; e di ligustri, e rose
220Gruppi e corone! L'orgogliosa fronte
Scosse la sposa del Tonante, e quindi
Con un sorriso risvegliò la speme
Delle supplici Ninfe: al chiaro fonte
Tornate, disse, e la beltà natìa
225Accresca l'arte semplice, che Amore
A tutte apprende: invan temete questa
Bella nemica, che nell'ira il Cielo
Produsse; ella è punita, e vendicate
Già foste appieno: Giuno tacque, e all'Etra
230Tornò contenta ad insultar Ciprigna.
Dappoi che schiusa l'Urna fu gli ameni