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     Già alla mensa a’ tuoi casi ed al riposo
Assai di tempo e alla pietà si diede.
Lungamente tranquillo ed ozioso
A me l’alma di star già non concede.
Soffri ch’io parta e ciò che il faticoso
Aspro tenor del viver mio richiede
Compia. Non molto andrà che a queste mura
Mi vedrai di ritorno: Alcide il giura.

     Quivi si rinnovar gli abbracciamenti
E l’un dall’altro Re commiato prende.
Lascia Alcide l’Anfriso e le ridenti
Terre che intorno la Tessaglia stende,
E meditando va qual de’ dolenti
Spirargli cerchi onde a Pluton si scende,
Che aspira penetrar giù nelle meste
Sedi dell’Ombre a ricercare Alceste.

     Più d’un ve n’era. Ma tra quante osaro
Di calar tra gli estinti anime ardite,
Niun mai conobbe del crudel Tenaro
Strada più orrenda che conduca a Dite.
Or, poichè sono al cor di tema ignaro
Le più scabrose vie; le più gradite,
Questa si elegge, e pien del suo pensiero
Parte e volge al meriggio il guardo fiero.