Morte, al letto ferale intorno freme
E la vittima sua chiede crucciosa.
Sola senza conforto e senza speme
La sventura crudel piange la sposa.
Già mi annunzia il venir dell’ore estreme
Alta di singhiozzar forza affannosa;
Allor ch’ella a me gli occhi in volto affisse,
Poi s’alzò coraggiosa e così disse.
Non morirai. Se un’altra vita, o Dei,
Vi basta, eccola: ci viva e mora Alceste
Ahimè! che tra ’l furor de’ mali miei
Ben la udii pronunziar le voci meste!
Volli dir che fermasse e non potei
Vietarle d’eseguir l’opre funeste.
Mossi in alto la man... Ma lungi volta,
Si stacca dal mio fianco e non m’ascolta.
Sacro ai Numi infernali e taciturno
Sta remoto boschetto in fondo agli orti,
Ove compie talor stuolo notturno
Le cerimonie orribili de’ morti.
Scinge Alceste dal piè l’aureo coturno,
Scioglie i capilli inanellati e torti,
Lava la fronte, poi nell’onda pura
Ed esce sola dalle regie mura.