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     Mi scossi e irrigidii: chiedere aita
Volli, ma non potei formar gli accenti.
Peno e non fa contro la forza ardita
Temprar l’arte pietosa i miei tormenti,
Già la cara del ciel luce ho smarrita,
Già tolgon che sperar tutti i momenti,
Il sepolcro m’aspetta: erra per tutto
Sul volto ai fidi miei spavento e lutto,

     Resta in sì perigliose ore ferali
Sol del celeste don far uso allora;
Ma si ricerca invano un fra i mortali
Che accetti di morir perch’io non mora.
I vecchi infermi e quei che in tutti i mal
Gemono afflitti, aman la vita ancora. i
Niun v’ha nel regno e nella regia corte
Che non s’asconda al nome sol di morte.

     Quei che al brillar di più sereni rai
Espor volean per me tra’ rischi il petto,
Muti sparvero allor. Quante trovai
Larghe promesse oh Dio! vuote d’effetto!
Tutto cangia il timor. Diverso assai
È il promettere amor di vero affetto,
Abbandonato ohimè! mesto ed ansante
Palpitando attendea l’ultimo istante.