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     Così cantava. Udir parve i suoi canti
Il maggior lauro ed incurvò le cime.
Quel metro lusinghier par che disarmi
Il pesante dolor che il sen mi opprime,
E dolcemente sento ricercarmi
Del cor le sedi più riposte ed ime,
Talchè fu forza che per gli occhi fuora
Lagrime di piacer versassi allora.

     Mi appresso, a lui mi scopro, e del suo stato
Gli chiedo e perch’è quivi e qual si nome.
Signor (diss’egli) in altra terra nato
Son, mia fortuna è umil, Tersite il nome,
Pastor non nacqui, ma mi rese il fato
Povero, senza fasto e senza nome;
Pur più di gloria e d’or mi tien contento
La scarsezza del campo e dell’armento.

     La docil mente ed il parlar sincero
Piacquemi, ond’io nol vuò da me diviso,
Ed a venir l’astringo ove il sentiero
Bagna di Fera il poco steso Anfriso.
Quivi in corte sdegnò titolo altero
Goder tra’ i primi, in alto seggio assiso;
Ma sol volle, vicino alla mia reggia,
Poca terra, un tugurio ed una greggia.