E nella più minuta creatura
L’onnipossente man splende d’Iddio
Come splende de’ cieli in la struttura,
Tutti si, tutti il Vetro a noi scoprìo
I portenti onde il sommo alto fattore
Il mar, l’aria, la terra, i boschi empìo.
Dell’occhio il Vetro alfin sgombrò l’errore
E sottopose a lui ciò ch’era innante
Dall’infirmo poter de’ sensi fuore.
Qual varietà scopri nell’erbe! quante
Vene ignote finor nel corpo umano!
Quali intralciate fibre entro le piante!
Nè basta ancora, e con portento strano
Chiuso in Vetro sottile il vivo argento,
(Cui finor d’indurir tentossi invano )
Dell’aria nell’instabile elemento
Ci annunzia le volubili vicende
Or la pioggia, or il sole, ed ora il vento.
Tal che l’agricoltor appieno intende
Se domani sarà fosco, o sereno,
E l’istante opportuno a scerre apprende.
Ed il nocchiero alle fals’onde in seno
Or prevede la calma or la tempesta
E va del suo destin trepido meno.
Ma pria ch’io taccia a rammentar mi resta
Del lucide cristal pregio novello,
E sua gloria minor non sarà questa.