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CAPITOLO IV.
Quante che ignote ai padri nostri furo
Arcane cose a noi palesi or sono
Mercè d’un Vetro trasparente e puro!
Dolce gustar gli odori, udir il suono
Ma del nostr’occhio la virtù visiva
Della madre natura è il più bel dono.
Pur questa, ancor che sia possente e attiva
Ha i suoi confini, e i più remoti oggetti
A discerner fra lor mai non arriva.
Se in lungo tubo i rai non son ristretti
E attraversando alfin Vetro convesso
In un sol punto a riunirsi astretti.
Pur scoprir tutto all’uom non è concesso
Piccolezza infinita incomprensibile
Quant’altri oggetti mai nasconde ad esso!
Ma il miscroscopio a noi rende visibile
La potenza di Dio che in piccolissimi
Atomi infuse un’anima sensibile.
Ve’ che nervi sottili e minutissimi!
Che picciol cuor! che impercettibil vene!
Che muscoli impalpabili, e agilissimi!
Tai che il verme più vile in se contiene
Quanto concesse la madre natura
Alle del mar sovrane ampie balene.