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     Volle il Tonante il folle ardir punito
E l’inchiodò sovra duro macigno
Colà di Scizia nel remoto lito.
     E un istancabil’avvoltor ferigno
Eternamente gli divora e strazia
L’inconsumabil suo cuore maligno.
     Ma del ver nella luce oggi l’uom spazia
E spregiam la poetica finzione
Chimere ad inventar giammai non sazia.
     Oggi un Vetro sottile al sol s’oppone
E a discender, s’astringe in sulla terra,
l’ignea virtù dalla solar regione.
     Forse (se il ver la favola rinserra)
Fu Prometeo grand’uom, che all’ignoranza
Col lume di Sofia tentò far guerra,
     E invidia rea che l’uman cuor sua stanza
Avea già fatta, in empietà converse
Del genio creator util baldanza.
     Forse le vie del cielo egli si aperse
Con vetri industri, invenzion sublime
Cui lunga età poscia d’obblio coverse.
     Forse con specchio concavo le prime
Ignee scintille splender fè sul mondo;
E il fanatismo che virtù deprime,
     Sentir gli fè dalla sua rabbia il pondo
E (infausto pegno di futuri scempi)
Al supplizio il dannò qual mago immondo.