Ma i farmachi nel Vetro egli compone,
Gli mischia, e tempra, e poi conserva illesi
Nel lucido cristal lunga stagione.
Quali encomi al cristal dunque sien resi
Se a lui parte dobbiam della salute,
E invan per lui siam d’aspri morbi offesi?
Lodi al Chinese ancor saran dovute,
Che vasi di sottile argilla fèo,
E d’appressarsi al Vetro ebbe virtute.
Gli alpestri monti ei convertir potèo
In bianca creta, che da lunge invita
L’insaziabil desio dell’Europèo;
Che sol per farsi acquisto, in sull’ardita
Prora, lascia la patria, e alle procelle
Ai tremendi uragani espon la vita.
Eppur qual terra umil farebbon quelle
Tazze ancora a vil prezzo, e senza onori
Se un sottil Vetro non le fea più belle!
Ei toglie ai fluidi attraversarne i pori,
Ei più salde le rende, e vi conserva
Pinte in color vivaci erbette e fiori.
Nell’antica Città sacra a Minerva
Surse un Apelle, e pe’ pittori suoi
Europa tutta ancor di Roma è serva.
Ma l’opra lor tu sol difender puoi
Converso in smalto, ed in mosaico, o Vetro
E intatte e fresche conservarle a noi.