E questa Selva, che la selva Ascrea
Imita, e suona di Febeo concento, 288Tutta è spirante del tuo nume, o Dea:
E questi lauri, che tremar fa il vento,
E queste che premiam tenere erbette 291Sono d’un tuo sorriso opra e portento;
E tue pur son le dolci canzonette,
Che ad Imeneo cantar dianzi s’intese 294L’Arcade schiera su le corde elette.
Stettero al grato suon l’aure sospese,
E il bel Parrasio a replicar fra nui 297di Luigi, e Costanza il nome apprese.
Ambo cari a te sono, e ad ambidui
Su l’amabil sembiante un feritore 300Raggio imprimesti de’ begli occhi tui;
Raggio, che prese poi la via del core,
E di virtù congiunto all’aurea face 303Fe’ nell’alme avvampar quella d’Amore.
Vien dunque, amica Diva. Il Tempo edace
Fatal nemico, colla man rugosa 306Ti combatte, ti vince, e ti disface.
Egli il color del giglio e della rosa
Toglie alle gote più ridenti, e stende 309Dappertutto la falce ruinosa.
Ma se teco virtù s’arma, e discende
Nel cuor dell’uomo ad abitar sicura, 312Passa il veglio rapace, e non t’offende;