I delfin snelli colle curve schiene
Uscir danzando; e mezzo il mar copriro 126Col vastissimo ventre orche e balene.
Fin gli scogli e le sirti allor sentìro
Il vigor di quel guardo e la dolcezza, 129E di coralli e d’erbe si vestìro.
Ma che? Non son, non sono alma Bellezza,
Il mar, le belve, le campagne, i fonti 132Il sol teatro della tua grandezza.
Anche sul dorso dei petrosi monti
Talor t’assidi maestosa, e rendi 135Belle dell’alpi le nevose fronti:
Talor sul giogo abbrustolato ascendi
Del fumante Etna, e nell’orribil veste 138Delle sue fiamme ti ravvolgi e splendi.
Tu del nero aquilon su le funeste
Ale per l’aria alteramente vieni, 141E passeggi sul dorso alle tempeste:
Ivi spesso d’orror gli occhi sereni
Ti copri, e mille intorno al capo accenso 144Rugghiano i tuoni, e strisciano i baleni.
Ma sotto il vel di tenebror sì denso
Non ti scorge del vulgo il debil lume, 147Che si confonde nell’error del senso.
Sol ti ravvisa di Sofia l’acume,
Che nelle sedi di Natura ascose 150Ardita spinge del pensier le piume: