Distanti a spazio egual tenere piante,
Che temon l’aer freddo, e che mal ponno
A ricercare i nutritivi umori
Stendere nella scarsa arida zolla
L’assetate radici, ergono appena
Gli estenuati rami, altre recise
Dalla tagliente Forsice, ed in globo
Or ritondate, or aguzzate in alta
Piramide, mostrar vedi la chioma
E sfrondata, ed abietta. Opra è dell’arte
L’ordin, la simmetria, che qui rimiri,
Ella a natura d’obbedire impose;
La natura obbedì; ma vedi, come
Guaste son l’opre sue! vedi le foglie
Impallidite, scoloriti i fiori,
E le languide piante l’odiate
Mura, che all’aer grave, e vaporoso
Niegano il corso libero, non pare
Che abborrano, e la man male officiosa,
Che in terreno non suo qua trasportolle?
Volgiti adesso al monte, e di Natura
L’opre contempla. Vedi l’erta cima,
Che tra le nubi perdesi! Torreggiano
Spaventosi dirupi, informi massi,
Che arruotati dagli anni, ruinosi
Pendono, e all’occhio pingono un sublime
Spettacol rozzamente maestoso.