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L’ordine t’apre, a te con guardo bieco
Chiede vendetta, e colla man t’accenna
L’infame reggia, e l’infedel conforte.
     L’ombra disparve, e nuove a me davante
Muovono alate portentose forme,
Che scevre d’atto, e di sembianza umana,
Intrecciando fra lor rapidi voli,
Le vane membra di leggiera, e vota
Aura formate, e le tessute penne
Della lieve sostanza, onde colora
Iride il curvo rugiadoso grembo,
Scuotono a me con spessi giri intorno:
Come, quando impregnata de’ soavi
Freschi aliti de’ fior l’auta di Maggio
Col sol nascente muovesi, ed olezza,
Alle ceree pareti in nuvol folto
Volano intorno le ronzanti pecchie.
O fantastiche forme, e chi vi trasse
Da i cheti campi, che la pigra, e bruna
Onda di Lete bagna, e dagli oscuri
Muti regni del nulla, e del silenzio?
Voi, che del dì fuggendo il chiaro lume,
Sol vi destate allorchè il grave suono
Da lungi udite della rauca squilla,
Che sembra il giorno pianger, che si muore;
E che del nero bosco entro gli orrori,
Fra il tremulo chiaror d’incerta luna,