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     Parlava il Mintio, e delli rami incisi
Tumol tesseva sovra l’arme aurate,
Vedendol più turbarsi, l’occhio misi
In quella parte, dov’eran spezzate
E per la doglia me da me divisi
Guatando le lucenti arme forate,
Non meno il Dio, poi che de’ verdi panni
Fè lor coperta, oltre seguì suoi danni.

     Crudel Orsin, che l’affocata palla
Mandast’incontro al cavalier ardito
Crudel vento, ch’in aria via portalla
Dovevi acciò non foss’egli ferito:
Crudel Sol, che co’ raggi dilegualla
Potevi: e ritornarla in cener trito,
Foco crudel, che co ’l crudel tormento
Il più prode guerrier del mondo hai spento.

     Marte crudel, perchè mostrasti l’arma,
Ch’i magnanimi cor dolosa ancide,
Cui non osta corazza, scudo, o parma,
Ch’i generosi petti apre, e divide,
Perchè s’alcun di grand’animo s’arma,
Te seco a singolar pugna non sfide:
Ma ben ch’ora costui sia polve, ed ombra,
Il nome tuo co’l suo bel nome adombra.