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All’armi, all’armi in spaventoso tuono
Replicar d’Albion le cupe valli,
Già l’ondeggianti prore, armare il fianco
Dei fulmini di guerra, ornate il dosso
Di pieghevoli industri, ed agil’ali
Che sanno imprigionar, che render fanno
Facili, e al moto loro obbedienti
L’aure ritrose, in minaccioso corso
Aprendo gian di Teti il glauco grembo:
Gemevan rotti in biancheggiante spuma
I salsi flutti, e il nautico clamore,
De’ cavi bronzi il ripercosso suono,
Le grida de’ guerrieri impazienti,
Del popol folto i geminati applausi
Sparger parean sulle fuggenti arene
Di futura vittoria alte speranze.
Ma da i gridi di guerra, e dal tumulto,
Ingrati oggetti alle tranquille Muse,
Il volubil pensier le rapid’ali
Altrove torse; e fra i pomposi, e tristi
Freddi alberghi di morte, ove, onorando
Le ceneri de i Re più, che da quelle
Onorata non è, sorge la Tomba,
Che la Beltà, l’Amor, le Grazie alzaro
Al Sofocle Britanno, il vol rattenne,
Stava sul sacro marmo in lieta fronte
Del gran cantor la venerabil ombra