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(Perch’al mio, vero dir fede s’accresca)
A voi, cui dentro a l’alma ancor rimbomba
La sua sacrata tromba.
Miseri! io veggio pur quanto v’incresca
Non più i consigli udir, ch’ei così spesso
Dava ad altrui, ma pria dava a se stesso.
     Di suo cor donno, il giusto, e saggio questa
Vita mortal nè abborre, nè disia;
Ben l’odia il vile, e troppo l’ama il reo.
Ma sì com’uom, ch’entra a compir sua via,
Tranquillamente in nave a scioglier presta,
Tale il mio Guenzi il gran passaggio feo,
Nè a lui morte poteo,
Quando armata lo assalse a mezzo il corso.
Il lieto viso far turbato, e tristo;
Nè opporle egli fu visto
Esterno ardir con cor pien di rimorso:
Altrui dolse il gran colpo, e angoscia, e duolo
Ingombrò il loco, ond’ei prendea suo volo.

Il suo conversare fu ameno, e piacevole del pari, che castigato anche fra mezzo agli estemporanei versi, che in amichevoli adunanze gli stillavano dal labbro dolcissimi; in somma quale si conveniva a persona avvezza a frequentare le più colte società, e distinti personaggi per ingegno, scienza, e cariche segnalati.