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Lui, che il crine vi cinse
Di lauro, e ad or ad or sciogliea con voi
In gravi note armonioso canto;
E godea lieto intanto
De’ vostri onori, e non de gli onor suoi,
Ahimè, chi sia, che tanto vegli, e sudi,
E con tal frutto per li vostri studi?
     I bei tesori, onde fea ricco altrui,
Ai Beotici rivi ei già non bebbe;
Che mai volumi non macchiò di fole,
E sempre i sogni Achivi a sdegno egli ebbe;
Ma com’erano santi i pensier sui,
Avea pur sante e imagini, e parole:
L’avea sopra del sole
Spirto divin levato, u’ gli alti sensi
Impararo i Profeti, e la bell’arte,
Ch’anima le lor carte:
Là vide quel, che a buon scrittor conviensi,
E quanto il nome nostro disonori
Trattar satire inique, e pazzi amori.
     E da che i vaghi studi han tra noi fama,
Altri non pose mai meta più bella
Ai franchi voli del suo caldo ingegno.
Chè a la santa dottrina ei fece ancella
Seguir l’umana, e per natia sua brama
L’opra, e ’l pensier volse a celeste segno.
Popoli, a voi ne vegno,