De’ beni tuoi rianima alla speme;
E di morte l’aspetto allor fia caro.
Fulmini, abissi, alzatevi, piombate,
Ingoiateci, o flutti. Iddio si canti;
Al giusto nume ogni pensier sia volto.
La gioia allora, ed il coraggio apparve
Di Semira nel guardo, e nelle guancie
Preser loco le rose. E poscia alzando
Le mani al ciel di mezzo alla procella:
Sì, che ripieno d’ogni bella speme
Mi sento il cor. Lodate, o labbri miei,
L’almo Signor; di tenerezza a un tempo
Un torrente schiudete, o luci mie,
Finchè viene a coprirvi eterno sonno.
N’attende un ciel, che d’ogni intorno spira
Dolcezza e pace. I passi nostri al cielo
Voi precedeste, o voi cari cotanto
Ai nostri cuori; or vi seguiam; ben tosto
Ci rivedremo. All’alto trono i giusti
Or fan lieta corona; il nume eterno
Giudicò le lor opre, e a se li trasse.
Muggite, abissi, o fulmini, piombate,
Della giustizia sua non altro siete
Che cantici solenni. In mar profondo
Seppelliteci, o flutti... Ecco!... ah, Semino,
Abbracciami, diletto, or vien la morte;
Ella s’avanza su quell’onda nera;