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E alle tavole ignote i noti nomi
Grave comparti di color che primi
Fûr tra’ Pittori. Ah s’altri è sí procace
Ch’osi rider di te, costui paventi
L’augusta maestà del tuo cospetto,
Si volga a la parete; e mentre cerca
Por freno in van col morder de le labbra
Allo scrosciar de le importune risa
Che scoppian da’ precordi, violenta
Convulsione a lui deformi il volto,
E lo affoghi aspra tosse; e lo punisca
Di sua temerità! Ma tu non pensa
Ch’altri ardisca di te rider giammai;
E mai sempre imperterrito decidi.
   Or l’immagin compiuta intanto serba
Perché in nobile arnese un dí si chiuda
Con opposto cristallo, ove tu facci
Sovente paragon di tua beltade
Con la beltà de la tua Dama, o agli occhi
Degl’invidi la tolga, e in sen l’asconda
Sagace tabacchiera, o a te riluca
Sul minor dito fra le gemme e l’oro;
O de le grazie del tuo viso desti
Soavi rimembranze al braccio avvolta
De la pudica altrui Sposa a te cara.
   Ma giunta è al fin del dotto pettin l’opra.
Già il maestro elegante intorno spande