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Per disputare a la natura il vanto
Del renderti sí caro agli occhi altrui.
Ei ti lusingherà forse con liscia
Purpurea pelle onde fornito avrallo
O Mauritano conciatore o Siro;
E d’oro fregi dilicati e vago
Mutabile color che il collo imíti
De la colomba v’avrà posto intorno
Squisito legator Batavo o Franco.
Ora il libro gentil con lenta mano
Togli; e non senza sbadigliare un poco
Aprilo a caso, o pur là dove il parta
Tra una pagina e l’altra indice nastro.
   O de la Francia Proteo multiforme,
Voltaire troppo biasmato, e troppo a torto
Lodato ancor, che sai con novi modi
Imbandir ne’ tuoi scritti eterno cibo
Ai semplici palati, e se’ maestro
Di coloro che mostran di sapere;
Tu appresta al mio Signor leggiadri studi
Con quella tua Fanciulla agli Angli infesta,
Che il grande Enrico tuo vince d’assai,
L’Enrico tuo che non peranco abbatte
L’Italian Goffredo, ardito scoglio
Contro a la Senna d’ogni vanto altera.
Tu de la Francia onor, tu in mille scritti
Celebrata Ninon, novella Aspasia,