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Più vite insidiar: semplici sieno
I tuoi balsami allor, né oprarli ardisci
Pria che su lor deciso abbian le nari
Del mio Signore, e tuo. Pon mano poscia
Al pettin liscio, e coll’ottuso dente
Lieve solca i capegli; indi li turba
Col pettine e scompiglia: ordin leggiadro
Abbiano alfin da la tua mente industre.
   Io breve a te parlai; ma non pertanto
Lunga fia l’opra tua; né al termin giunta
Prima sarà, che da piú strani eventi
Turbisi e tronchi a la tua impresa il filo.
Fisa i lumi allo speglio, e vedrai quivi
Non di rado il Signor morder le labbra
Impaziente, ed arrossir nel viso.
Sovente ancor, se artificiosa meno
Fia la tua destra, del convulso piede
Udrai lo scalpitar breve e frequente,
Non senza un tronco articolar di voce
Che condanni e minacci. Anco t’aspetta
Veder talvolta il mio Signor gentile
Furiando agitarsi, e destra e manca
Porsi nel crine; e scompigliar con l’ugna
Lo studio di molt’ore in un momento.
Che piú? Se per tuo male un dí vaghezza
D’accordar ti prendesse al suo sembiante
L’edificio del capo, ed obliassi