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Con superstizion serbare i dritti,
E dell’ombre notturne esser tiranni,
Non senza affanno de le caste spose
Ch’indi preveggon tra pochi anni il fiore
De la fresca beltade a sé rapirsi.
   Or dunque ammaestrato a quali e quanti
Miseri casi espor soglia il notturno
Orror le Dame, tu non esser lento,
Signore, a chieder de la tua novelle.
   Mentre che il fido messaggier si attende,
Magnanimo Signor, tu non starai
Ozioso però. Nel dolce campo
Pur in questo momento il buon cultore
Suda, e incallisce al vomere la mano,
Lieto che i suoi sudor ti fruttin poi
Dorati cocchi, e peregrine mense.
Ora per te l’industre artier sta fiso
Allo scalpello, all’asce, al subbio, all’ago;
Ed ora a tuo favor contende o veglia
Il ministro di Temi. Ecco te pure,
Te la toilette attende: ivi i bei pregi
De la natura accrescerai con l’arte,
Ond’oggi uscendo, del beante aspetto
Beneficar potrai le genti, e grato
Ricompensar di sue fatiche il mondo.
   Ma già tre volte e quattro il mio Signore
Velocemente il gabinetto scórse